L’evento è accreditato per:
MEDICO CHIRURGO specialista in:
ematologia; biochimica clinica; laboratorio di genetica medica; patologia clinica (laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologia)
TECNICO SANITARIO LABORATORIO BIOMEDICO: tecnico sanitario laboratorio biomedico; iscritto nell’elenco speciale ad esaurimento
FARMACISTA: farmacista pubblico del ssn; farmacia territoriale; farmacista di altro settore
BIOLOGO
N. PARTECIPANTI: 40
CREDITI FORMATIVI: 6
La malattia minima residua (MRD) rappresenta oggi uno degli strumenti più potenti e innovativi per valutare la profondità di risposta e la prognosi nel mieloma multiplo. La sua negatività, determinata attraverso tecniche di citofluorimetria di nuova generazione (NGF) o di sequenziamento di nuova generazione (NGS), si associa in numerosi studi a un significativo prolungamento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) e della sopravvivenza globale (OS), sia nei pazienti di nuova diagnosi sia in quelli recidivati o refrattari.
Negli ultimi anni, la MRD è stata riconosciuta come un importante fattore prognostico e, in ambito internazionale, anche come possibile endpoint surrogato nei trial clinici, con il suo inserimento nelle EHA–EMN Evidence-Based Guidelines per la diagnosi e il follow-up del mieloma multiplo. Questi sviluppi confermano il valore crescente della MRD nel percorso di valutazione delle nuove terapie e nella definizione di strategie terapeutiche sempre più personalizzate.
Tuttavia, la piena integrazione del dato MRD nella gestione clinica del paziente rappresenta ancora una sfida aperta. Permangono differenze metodologiche nella misurazione, nella soglia di sensibilità e, soprattutto, nella refertazione e interpretazione clinica del risultato. Inoltre, è tuttora oggetto di studio l’utilizzo della MRD come potenziale strumento decisionale per modulare la durata del mantenimento o orientare modifiche di trattamento nei pazienti MRD-positivi.
L’evento macroregionale MRD Spotlight nasce per rispondere a queste esigenze:
1) Promuovere un confronto strutturato tra ematologi e laboratoristi sulla standardizzazione delle metodiche e sulla comunicazione del dato MRD;
2) Favorire l’elaborazione condivisa di criteri interpretativi e modelli di refertazione clinicamente utili;
3) Creare un linguaggio comune tra laboratorio e clinica, riducendo i “gap comunicativi” che possono ostacolare l’applicazione del dato biologico nella pratica quotidiana.
Caricamento in corso…